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sabato 15 novembre 2014

Sentenza Eternit: Prescrizione.

Roma, 19 novembre, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di Appello di Torino contro Stefan Schmidheiny, unico imputato per disastro ambientale nel processo Eternit.

L'annullamento per prescrizione ha causato varie polemiche intorno alla vicenda in particolare da parte dei parenti delle vittime dell' amianto, che accolgono con sdegno e delusione la notizia.
Sostengono infatti che i loro oltre duemila morti non hanno ricevuto giustizia.
                                                                         
Dati ufficiali dell'Ansa sulla durata dei processi in Italia (fonte Ansa)
Questo avvenimento mette in discussione l'efficacia della giustizia italiana e in particolare l'istituto della prescrizione che in Italia continua a decorrere anche dopo la sentenza di primo grado finendo per essere quasi un premio per gli imputati - anche quando colpevoli- dovuto all'insufficienza del sistema giudiziario.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si propone di modificare al più presto la legge della prescrizione ma nel frattempo la sentenza va rispettata.

In ogni caso, e a prescindere dalle scelte della politica, anche la battaglia giudiziaria non sembra terminata. Infatti da un canto i legali delle vittime, in ciò sostenuti dal sindaco della città di Casale Monferrato, hanno annunciato prossimi ricorsi anche  alla giustizia europea; dall'altro il Pubblico Ministero Guariniello ha annunciato che si aprirà tra poco un altro dibattimento per le vittime dell'Eternit e stavolta, in relazione ai singoli casi di decesso, è stato contestato il reato di omicidio doloso. Poichè alcune morti sono recentissime, quest'ultimo processo sembrerebbe immune dal rischio di prescrizione.
Anche alcuni rappresentanti di stati esteri, tra i quali quelli di paesi in cui l'amianto - non ancora vietato- viene tuttora  prodotto  anche in aziende facenti capo a Schmidheiny, si sono uniti alle proteste della città di Casale, stupiti e preoccupati per la sentenza che sembra allontanare, anche per loro, la possibilità di una cessazione delle lavorazioni con amianto. Auguriamoci che il nostro paese riesca a sostenere con successo questa battaglia di civiltà contro l'amianto che sta continuando tuttora a mietere vittime in tutto il mondo. Sarebbe un traguardo di civiltà giuridica per l'Italia dimostrarsi in prima linea nella lotta contro l'impiego di sostanze cancerogene (purtroppo ancora impiegate largamente nel terzo mondo) oltre che ribadire il primato della legge rispetto al potere economico senza scrupoli.

Andrea Volpato




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